
Ben Bedford Portraits
2020 - Appaloosa (Distr.IRD)
In realtà Portraits offre uno spaccato di Ben Bedford, pescando dai suoi primi tre dischi, Lincoln’s Man (2007), Land Of The Shadows (2009) e What We Lost (2012), a suo tempo editi solo negli States per piccole label. I due dischi successivi, The Pilot and the Flying Machine (2016) e The Hermit’s Spyglass (2018), molto bello, sono arrivati sulle nostre sponde, pur privi di un adeguato riscontro di stampa e pubblico.
Come dice in maniera esplicita il titolo di questa raccolta, i ritratti che Bedford traccia fanno riferimento non solo a persone, ma anche a eventi, luoghi, ricordi, in una sorta di fermo immagine quasi cinematografico, dove il racconto tende a rendere emotivamente partecipe l’ascoltatore. Notevole l’iniziale Lincoln’s Man, che nei suoi oltre otto minuti, rende esplicito il concetto espresso poco sopra. Bedford ha una voce gradevole, ma è la scrittura delle canzoni ad essere il vero punto forte. Indicative, a mio avviso, le affascinanti The Sangamon, e, soprattutto, Migrant Mother due pezzi che spiccano in maniera decisa all’interno della raccolta, anche se il resto dei brani dimostra che Bedford ha una capacità di composizione non trascurabile, capace di estrarre dalla personale cornucopia canzoni di deciso spessore degne del miglior cantautorato americano.
Ottimo il lavoro della Appaloosa che, come da pratica consolidata, offre la traduzione nella nostra lingua dei pezzi scritti dall’autore, rendendo ancor più prezioso e meritevole questa bella antologia. Tenete a mente il nome di Ben Bedford, in attesa che tornino tempi migliori e si possa sperare di rivedere personaggi simili on stage.