Behind Bars Collective Break Free (Prison Songs to Break Free from the Cage)
2024 - Ciqala Records, Side 4 Music
Il pensiero del celebre giurista illuminista, per il quale è fondamentale il ruolo dell’educazione in primis a livello preventivo, non di rado si trova disatteso nella società moderna, divisa in modo manicheo tra forcaioli e “permissivisti”.
Il Behind Bars Collective, formato da Livia Monteleone, Bob Cillo e JJ Springfield, ha gettato il suo cuore e lo sguardo oltre le sbarre, oltre le mura. D’altro canto, senza essere tacciati per buonisti, è innegabile che da una condizione di sovraffollamento carcerario, con oltretutto il personale di polizia e quello sanitario (medici, psicologi, infermieri) ridotti all’osso, non possa venire fuori nulla di buono, né dentro né fuori le sbarre. Lo mostrano egregiamente le tavole di Zerocalcare riportate nel booklet di Break Free (Prison Songs to Break Free from the Cage), esordio discografico del trio pugliese.
Il loro impegno si è tradotto anche nel documentario Rock oltre le sbarre. Ma veniamo alla musica. Il sound è un rock intriso di blues, di sudore e lacrime. È un continuo inneggiare a una società diversa. La voce di Livia Monteleone conduce il gioco, ha un qualcosa che fa pensare a Patti Smith, ascoltate C’est La Vie. Sono presenti quattro cover: My Home Is A Prison di Slim Harpo, Fish In The Jailhouse di Tom Waits, Ward 81 dei Fuzztones, The Mercy Seat di Nick Cave. Quest’ultima mantiene intatta la nera desolazione caviana. Break Free nel titolo potrebbe far pensare a I Want to Break Free dei Queen. Se le sonorità sono agli antipodi, la volontà di vita è la stessa. In apertura e chiusura del brano sono presenti le vere voci dei detenuti del carcere di Trani e i rumori delle sbarre,
Break Free (Prison Songs to Break Free from the Cage) è un disco che ha il merito di far pensare. E far ricordare Voltaire quando affermava: “Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”.