Alessio Zoratto Canvas Melodies
2024 - doKumenta Music
Da un lato infatti i brani si ispirano a momenti della pittura dell’inizio Novecento, tra impressionismo ed espressionismo, cubismo e astrattismo, per arrivare a riferimenti più recenti quali l’arte di Basquiat, nella quale si compie una sintesi tra l’eredità dell’inizio secolo e una dimensione metropolitana.
La sinergia è favorita dal curriculum di Zoratto, che, oltre agli studi musicali, include una formazione nel settore figurativo maturata nella frequentazione del liceo artistico.
Questa multidimensionalità emerge con chiarezza nelle composizioni che, dichiaratamente, vanno oltre il jazz per accogliere stimoli dal rock (progr) e dall’accademia contemporanea. Un paradigma tipico di una certa musica improvvisata moderna nella quale la logica tradizionale dell’improvvisazione solista si espande verso la creazione di momenti collettivi, nei quali anche le immagini hanno un valore aggiunto.
Di rilievo in questo senso è il libretto del disco, nel quale compaiono dieci opere visuali realizzate da Giacomo Urban che, sulla base dell’ascolto dei brani e con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, ha tradotto l’esperienza musicale in suggestive emozioni figurate. L’ascoltatore potrà trovare più o meno empatia in questo incontro che, in ogni caso, propone un ulteriore modalità di approccio al disco con canoni certamente attuali.
Ad esempio Two Lovers, probabilmente ispirato a Lovers di Egon Schiele, sia nell’immagine del libretto sia nelle linee ossute della trama musicale, esemplifica bene questo tipo di incontro.
In For Guernica interessante è il colpo visivo che Urban offre nell’immagine quasi surreale (alla Fantasma dell’Opera) unita all’interpretazione sonora, in bilico tra dramma e spiritualità.
Seguire la trama del lavoro è un’esperienza affascinante se si dedica la dovuta attenzione alle intersezioni di cui sopra. Anche però limitandosi all’aspetto musicale, l’opera offre numerosi elementi di interesse.
Gli strumentisti interagiscono in modo organico, generalmente preferendo interventi corali a spunti solistici. Tutte le voci hanno una loro valenza specifica che va al di là del normale ruolo da solista o accompagnatore. A partire dal basso, sempre presente in altorilievo intersecandosi con gli altri, per passare alla chitarra, spesso elemento ritmico e armonico che partecipa alla struttura delle esecuzioni; nei suoi momenti solistici richiama spunti di Scofield o Martino senza però dilungarsi in interventi personali.
Il vibrafono è lontano dalla classica immagine di swing, preferendo contributi originali derivanti dalla tecnica a quattro bacchette, tipica di una visione più attuale. La batteria assume un ruolo quasi melodico, avvicinandosi di sovente a effetti da percussioni e ricorrendo spesso a tempi accelerati, con uno slancio che toglie la staticità delle immagini favorendo sensazioni di vitalità.
Naturalmente non può essere trascurato il contributo di un artista del livello di Girotto; l’argentino interviene in due soli brani ma lascia il segno, specie con il sax soprano e il conseguente effetto pastorale decisamente organico all’estetica multimediale del lavoro.
Disco che si apprezza da tanti punti di vista, specie se lo si affronta accettando e cercando di approfondire la molteplicità delle ispirazioni che ne stanno alla base.