Alessandro Ducoli & Lupita’s Project I Never Shot An Indie (Sex me)
2013 - Cromo Ducoli
#Alessandro Ducoli & Lupita’s Project#Rock Internazionale#Songwriting #Rock
C’era una volta Bacco Il Matto (ve li ricordate? procrearono due intriganti cd: San Marco (1999) e Cercatori D’Oro (2000), due dischetti che a distanza di anni non hanno perduto il loro smalto ruspante e di tanto in tanto tornano a lustrarsi nel mio cd-player; a pilotare quella band trovammo Alessandro Ducoli, novelliere iperattivo sempre pronto a cogliere l’attimo emozionale e tagliente degli accadimenti, un creativo teorizzatore dell’utopia romantica con mille chimere a danzargli nelle tasche e simultaneamente detective del disinganno, poeta geniale e un po’ folle, un artista visionario e un dottore della dottrina della parola. Ducoli nasce a Breno, un borgo delle valli bresciane, il 1° ottobre 1971 sotto il segno della bilancia, in saccoccia ha una laurea in scienze forestali e una martellante voglia di esprimersi con parole e canzoni. L’esigenza di esprimersi in proprio lo conduce a dare vita a una propria attività solista, imboccando una missione tesa a placare i suoi bisogni di fissare con le parole e con i suoni gli sbalordimenti che inciampano nella sua sensibilità. Riportando intuizioni e pedate, incarnando graffi, sintomi e testimonianze dell’oggi, di ieri e di domani. Cantando per perdersi, cercarsi e ritrovarsi.
Tra i suoi dischi sparsi in una sregolata produzione borderline e feconda di urgenze e florida creatività dobbiamo citare Lolita’s Malts; l’acerbo Malaspina; il mordace Taverne, Stamberghe Caverne; l’incisivo Brumantica (con la partecipazione di Ellade Bandini, Ares Tavolazzi, Fabrizio Bosso ecc.); Piccoli Animaletti/Artemisia Absinthium; Sandropiteco; la trilogia dello sballo rootsy di I Never Shoot An Indian dove si ritrae nei panni di Cletus Cobb e il furore noise younghiano di Tonight’s The Day sotto l’egida My Uncle The Dog e qualcos’altro l’abbiamo lasciato fuori. Oltre a tutto ciò il giovanotto ha spartito una fitta rete di collaborazioni (da menzionare quella con la Selvaggi Band in Piombo, Ferro & Chitarre e En Dialet), partecipazioni, complicità e romanzi e racconti che finiamo per perderci la testa…
I Never Shot An Indienon odora di nuovo, a esser sinceri ha già un po’ di mesi sulle spalle, ma parlarne ora non ci fa sentire in ritardo, la sua è stata una distribuzione schermata ed è arrivato solo ora nei nostri cd-player. Il disco è piacevolissimo e scorre che è un piacere e ci omaggia anche di un bonus album tracks nascosto nei suoi solchi. I Never Shot An Indie un lavoro che cresce con l’ascolto, ti spiazza per poi catturarti: rimasugli pop ed elettrica cartavetrata rootsy strusciata sulla carrozzeria di un’impalcatura rock, frammenti di disossata poesia cruda e due angoli di tenerezza, citazioni classic-rock sparse e un Iggy Pop in una biglia di vetro.
Il rock’n’roll e la vampata della passione, il bisogno e l’urgenza del colore che erutta, la dannazione e l’energia che rotola nei suoni delle chitarre e vibra nell’aria, che accerchia come un’aureola boreale le visioni incalzanti di questo nostrano Bukowski delle alpi bresciane; chiodi battenti infissi nelle stigmate di un lirismo arroventato in bicchieri di fughe e redenzioni… il potere salvifico del rock’n’roll, le ginocchia sbucciate del bambino che casca dalla sua biciclettina blu e si rialza per ritornare di corsa a pedalare. E le canzoni direte voi? quelle dovete ascoltarvele e che ognuno scopra i propri chiodi, i panorami e i propri ologrammi. it’s only rock’n’roll !!