"TREASURE HUNT" DEI GREEN GREEN ARTICHOKES: UN DISCO FRESCO E APPETIBILE PER IL NUOVO MILLENNIO


11/10/2016 - News di Indiemood

Carciofi verdi a Padova: l’incontro di due musicisti, Paolo e Stefano, ha dato il La al progetto dei Green Green Artichokes, per brevità detti GGA. La loro musica nasce dalla comune passione per il folk e le melodie solari degli anni ’60. L’album di debutto, “Treasure hunt” è una piccola miniera di suoni delicati e retrò, costruiti tutti dall’intreccio dell’acustica con la batteria.

Non è facile battere la via del duo acustico senza scomodare, consapevolmente o meno, i soliti nomi, passati e presenti, delle suonate intimiste (da Nick Drake ai Kings Of Convenience, andata e ritorno), ma i GGA ci mettono del loro per apparire quanto meno freschi - ed essendo ortaggi, non potrebbero fare diversamente - nonché appetibili al nuovo millennio. Il loro è un cantautorato soffice, senza il luccichio di orpelli a nascondere la natura dei loro brani. La caccia al tesoro del titolo è la scoperta di un pop etereo e leggero lungo le dodici tracce dell’album. Tra melodie raccolte, cori e una certa venatura noise a increspare il tutto, l’album si interroga sulle immancabili questioni esistenziali del giorno d’oggi, ma finisce anche col perdere un po’ del suo appeal migliore risultando tutto troppo uguale a se stesso. In ogni caso, se la ricerca sonora e identitaria è ancora in divenire, “Be an alien”, ma anche la marcia di “Jenny”, e la conclusiva “A bottle in the sea”, riescono a imporsi con discreta facilità.

Con un piglio molto naturale e anche un po’ in punta di piedi il duo riesce a intessere trame gentili e vagamente eteree, alle quali però non sempre corrisponde quel guizzo in più per farsi davvero notare tra la misticanza.

di Marco Di Milia


Per ulteriori informazioni: https://greengreenartichokes.bandcamp.com