Tre generazioni di grandi artisti uniti nello splendido secondo concerto sinfonico del "Verdi" triestino
08/10/2024 - News di Dejan Bozovic
Tre eccellenze artistiche di altrettante generazioni, garantiscono l’unanime entusiasmo dello strapieno Teatro Verdi di Trieste e comenti superlativi serbati al secondo evento della Stagione sinfonica.
Cominciando doverosamente dal maestro Hartmut Haenchen, classe 1943, possiamo dire che la sua energia e concentrazione restano pareggiati dalla precisione, sensibilità e dottrinale conoscenza della partitura. È un sicuro punto di riferimento per I solisti e per l'orchestra, che lo segue con puntualità ed ispirazione, in entrambi i brani proposti.
Tuttavia, già per le caratteristiche della scrittura stessa, il Doppio Concerto in la minore maggiore Op.102 di Brahms, mette in pieno risalto e fa svettare i due musicisti di spettacolare bravura, il celeberrimo violinista Stefan Milenković, nato a Belgrado nel 1977, è il ventunenne violoncellista romano Ettore Pagano, che ormai vanta un palmares impressionante nonché le esibizioni negli auditorium più prestigiosi, tra cui, sette anni fa, Carnegie Hall. Le loro galvanizzanti, squisitamente calibrate e ricercate loquele si giustappongono e sovrappongono in un’immacolata sintonia, come due limpidi e palpitanti flussi narrativi, che si esaltano ed impreziosiscono vicendevolmente. Assicurate le ovazioni, premiate con una magnifica esecuzione delle Variazioni sulla Passacaglia di Händel firmate da Halvorsen. Magico.
Sarebbe stata la seconda in ordine cronologico, ma scritta frettolosamente non ebbe alcun successo alla prima assoluta, così Schumann la accantonò per un po’, la riscrisse e presentò come la sua Sinfonia n.4. L’autore ne pareva contento, ma la maggior parte tra gli addetti ai lavori, incluso l’amico Brahms, la trovarono ancor meno convincente della prima versione. Viene raramente eseguita e forse è questo il motivo principale per cui “Verdi” l’ha scelta per questa serata. Il maestro Haenchen davvero ne estrapola competentemente e affettuosamente la sostanza integrale, assecondato senza titubanze dall’organico, ma il suddetto giudizio di Brahms alleggiava sopra le note.