live report
Glen Hansard Roma / Auditorium Parco della Musica
Concerto del 30/06/2024
Glen Hansard è un maledettissimo e meraviglioso elfo fuoriuscito dalla mitologia irlandese per incantarci e rapirci ogni volta di più e per sempre. Noi lo sappiamo perfettamente e lui pure, ma da questo incantesimo non vorremmo svegliarci mai.
Roma manda in scena una serata calda, ma piacevolmente ventilata, Glen e la band salgono sul palco della Cavea del Parco della Musica quasi con circospezione, accolti da un timido applauso, ma soprattutto da un rispettoso e religioso silenzio. L'intro con Looking For Someone degli Interference, seguito dalla sequenza Sure As The Rain, Between Us There Is Music, The Feast Of St. John e Down On Our Knees crea un unicum scuro e intimista di estrema intensità. Time Will Be The Healer, My Little Ruin e Ghost proseguono il cammino sulla stessa andatura, poi Glen decide che è il momento di sciogliere le briglie e lancia al galoppo una Fitzcarraldo epica, monumentale e meravigliosamente cinematografica.
Dopo Don't Settle da The Wild Willing del 2019, ancora in campo i Frames con l'elettrica e tesa Revelate. Quando poi decide di alzare l'asticella delle emozioni, ecco Falling Slowly, struggente racconto d'amore che diventa canto corale, il pubblico scalda mani, cuori e corde vocali insieme ai ragazzi sul palco. Altro momento di grande intensità quando invita a salire un giovane nipote di Fergus O'Farrell, compianto cantante degli Interference e grande amico di Glen, per intonare American Townland, tra i brani più famosi della band di Cork.
A questo punto il barbuto irlandese si siede a bordo palco, lontano da microfoni e amplificatori per un meraviglioso e inatteso intermezzo acustico, in cui Say It To Me Now abbraccia Gold, con in più citazione finale della springsteeniana Drive All Night. Senza fiato e senza parole, solo applausi! Prima del finale c'è spazio per un ospite a sorpresa, il fratello, con cui duetta in un brano tratto dal repertorio di Candi Staton.
Poi è solo un treno in corsa, inarrestabile, intenso, potente, praticamente invincibile, da Her Mercy a This Gift, con la voce che sale fino in Paradiso e non importa se l'Auditorium presenta parecchi posti vuoti, perché adesso le sedie sono un ricordo e siamo tutti lì sotto al palco a urlare con lui And You Don't Give Up, And You Don't Give Up! No, nessuno si arrende, tra birra, sudore e lacrime restiamo fermi, in attesa dell'ultima perla, con gli Swell Season e la meraviglia di The Moon, a suggellare l'ennesima memorabile serata con il barbuto menestrello incantatore irlandese e la sua banda.
GRAZIE A MAURIZIO BISOZZI PER LE SPLENDIDE FOTO!