
live report
Marcin Wasilewski Trio Bergamo Teatro Sociale Bergamo Jazz Festival
Concerto del 16/09/2021
#Marcin Wasilewski Trio#Jazz Blues Black#Jazz Bergamo Jazz Festival Teatro Sociale Marcin Wasilewski Slawomir Kurkiewicz Michal Miskiewicz
Buona parte del concerto, tanto lungamente atteso per colpa di un duplice rinvio, è all'insegna di uno spettro timbrico più vasto di quel era lecito attendersi e di un'accelerazione dei ritmi e delle dinamiche. La sensazione è chiara fin dalle prime battute e si intensifica procedendo lunga una scaletta che, in un'ora e venti circa di spettacolo, pesca soprattutto dagli ultimi due dischi: l'ottimo Arctic Riff, registrato con il sassofonista Joe Lovano, e l'ultimo, recentissimo, En attendant. È una musica guidata dalla verve del leader, che acquista profondità grazie al lavoro di “scavo”, soprattutto sulle tonalità più acute, del contrabbasso di Slawomir Kurkiewicz, e alle percussioni misurate e sempre attente alla sonorità di ogni singolo tocco di Michal Miskiewicz. La lunga frequentazione permette ai tre musicisti di privilegiare la personalità collettiva del trio, nella certezza che il totale valga di più della banale addizione dei singoli. E questo è l'altro punto fermo della serata: la ricerca di un approccio di gruppo, in cui gli interventi solisti sono all'insegna della concisione, magari sacrificando qualcosa delle capacità espressive di ciascuno. A performance conclusa, la memoria non conserva tour de force strumentali, o particolari sequenze di assoli, ma piuttosto una coerente veste sonora d'insieme, forse eccessivamente priva di guizzi o impennate emotive degne di nota.
Insieme ai brani originali di Wasilewski, dentro la “macchina” del trio girano i materiali più diversi, segno di un (eccessivo?) eclettismo e di una voracità musicale non comune. Ci si muove tra brani di colleghi di taglio piuttosto diverso (da Vashkar di Carla Bley ad Actual Proof di Herbie Hancock), caposaldi della musica classica (la Variation 25 dalle Variazioni Goldberg di Bach) e pietre miliari del rock (Riders On The Storm dei Doors). Il risultato è una scaletta variegata che offre una riuscita sequenza di contrasti emotivi, dove ogni brano sposta l'attenzione verso qualcosa di diverso, focalizzandosi di volta in volta sulla melodia, sull'energia dello swing, sul contrasto fra i diversi strumenti, sullo scavo di emozioni più profonde.
Foto di Rossetti@Phocus