Glen Hansard

live report

Glen Hansard Milano / Teatro Dal Verme

12/11/2023 di Giovanni Sottosanti

Concerto del 12/11/2023

#Glen Hansard#Rock Internazionale#Songwriting

In una fredda serata milanese, la Bellezza non indossa abiti firmati e dai colori sgargianti, ma si veste di semplicità, non ha bisogno di palchi luminosi e colpi scenografici ad effetto, esce nella penombra, senza urlare, quasi chiedendo permesso.

Glen Hansard ha vissuto la strada e la racconta con semplicità e passione, senza alchimie e vergogne. Perché i sentimenti, quelli veri, non hanno schermi, escono come un fiume in piena, inarrestabile e travolgente, riversando sui fortunati presenti una cascata di effetti benefici, preziosi e impagabili. Il concerto come una rappresentazione della vita, tra paure, cadute, speranze e rinascite, il cuore in una mano e nell'altra la chitarra, una voce che accarezza e trascina, dolce e rabbiosa, pronta a cullare, per poi esplodere alta verso il cielo.

Ogni sera con Glen è come una catarsi salvifica e liberatoria, una liturgia purificatrice, che ti restituisce il cuore leggero e al tempo stesso pieno dei migliori sentimenti. Stasera il Teatro Dal Verme trabocca di emozione; dopo il caldissimo set dell'amico Mark Geary, un pugno di canzoni trascinanti e convincenti, Hansard parte quasi in silenzio con i colori scuri e notturni di Sure As Rain, un cantato sussurrato, molto vicino a Leonard Cohen. Between Us There Is Music, The Feast Of St. John e Down On Our Knees arrivano tutte dall'ultimo album All That Was East Is West Of Me Now, un disco introverso e introspettivo con improvvisi squarci di luce e speranza. Il suono si muove tra blues sporchi e paludosi vicini all'ultimo Dylan, un Irish folk rock figlio di Van Morrison, influenze del già citato Leonard Cohen, ma è soprattutto la poetica di Glen a emergere forte e prepotente, ormai sicuro e inconfondibile marchio di fabbrica.

Time Will Be the Healer e My Little Ruin assestano i primi colpi non da poco, prima che When Your Mind's Made Up appicchi il primo principio di incendio al Teatro. La band suona meravigliosamente all'unisono e Glen si impossessa definitivamente del palco e dei nostri cuori. The Moon arriva sempre dal repertorio Swell Season, in un continuum emozionale in cui le recenti There's No Mountain e Ghost abbracciano l'estasi di Bird Of Sorrow.

Talking With The Wolves esce da Rhythm And Repose con il ritmo di una ballad bagnata di soul, Don't Settle, da This Wild Willing, parte invece lenta, pianistica e riflessiva, pronta però a crescere e salire di tono, intensa, drammatica e coinvolgente. Falling Slowly non ha bisogno di presentazioni, semplice, lineare, tremendamente nostalgica e struggente, dolore e speranza che si abbracciano in un un'unica voce "Hai sofferto abbastanza/E hai combattuto con te stesso/È ora che tu vinca/Prendi questa barca che affonda e puntala verso casa/Abbiamo ancora tempo", con la pianista Ruth Mahoney, conosciuta come Romy Imoral piano e alla voce, a sostituire egregiamente Marketa Irglova.

American Townland , dalla sconvolgente attualità, è una cover degli Interference, Irish band presente nel film e nella colonna sonora di Once e, insieme alla successiva Leave A Light, rappresenta uno dei momenti maggiormente evocativi per i suoni e i colori della verde Irlanda. Con Didn't He Ramble sale in cattedra la chitarra elettrica con tutta la band all'arrembaggio del Teatro, il pubblico segue a tempo. I'll Be You, Be Me e Bearing Witness rallentano il ritmo, per lasciare poi il passo all'incedere filmico di una Fitzcarraldo sempre unica e visionaria, dal repertorio dei Frames, di cui è presente un membro, lo splendido chitarrista Bob Bochnik, oltre a John Doyle al basso e contrabbasso e alla già citata Mahoney.

Il finale è un crescendo epico, in cui la forza travolgente di Her Mercy riaccende i fuochi, Wreckless Heart è un'oasi di cristallina poesia, prima del colpo da ko tecnico assestato dal rosso irlandese. This Gift lo vede lanciarsi chitarra al collo in mezzo al pubblico, su per le scalinate di un Dal Verme ubriaco di gioia, e poi di nuovo giù a perdifiato, per un coro che diventa totale e collettivo "This gift will last forever/This gift will never let you down" e poi ancora "And you don't give up/If you're strong enough".


Messaggio ricevuto, commiato migliore non poteva esserci.
Buona strada Glen, irlandese dal cuore caldo e generoso.

SETLIST

Sure As The Rain

Between us there is music

The Feast of St. John

Down On Our Knees

Time Will Be the Healer

My Little Ruin

When Your Mind's Made Up (The Swell Season song)

The Moon (The Swell Season song)

There's No Mountain

Ghost

Bird of Sorrow

Talking With the Wolves

Don't Settle

Falling Slowly (The Swell Season song)

American Townland (Interference cover)

Leave a Light

Didn't He Ramble

I'll Be You, Be Me

Bearing Witness

Fitzcarraldo (The Frames song)

Her Mercy

Wreckless Heart

This Gift

FOTO DI ROBERTO SASSO