
Gianni Galleri Balkan football club
Bottega Errante Edizioni, 2024, 357 pagine, 19,00 euro Narrativa Italiana | Società
17/04/2024 di Valerio Corbetta
Prendete un appassionato di calcio a livello maniacale, roba da statistiche, siti, almanacchi, riviste, libri, film, stadio ogni (più volte a) settimana, umore condizionato dai risultati della squadra, amicizie lunghe decenni nate e consolidate sui gradoni di casa e in giro per l’Italia, i ritmi della quotidianità dettati dal calendario del campionato e delle coppe. Fate conto che però il suo mondo (di interesse calcistico) si sia espanso solo ad Ovest. Non di Paperino, ma della cortina di ferro che fu. Ecco: adesso dategli in mano Balkan football club, il libro di Gianni Galleri, e vedrete che inizierà a guardare verso Est.
Sto parlando di me stesso. Uno che, aldilà di qualche approccio rapido e superficiale legato alla Dinamo Kiev di Lobanowski o alla Stella Rossa del ’91, in effetti il mondo calcistico dei Paesi dell’ex blocco sovietico se l’era sempre fatto scivolare addosso senza che suscitasse il minimo interesse.
Così l’approccio a Balkan Football Club era stato come quando ti appresti ad assaggiare quel piatto di cui conosci gli ingredienti e non è che ti facciano proprio impazzire, anzi. Invece, dopo i primi bocconi col naso arricciato, ecco che il gusto inizia a farti ricredere e pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, ti ritrovi a pagina 350 in un battibaleno. Perché Galleri sa raccontare la sua passione per il calcio, gli stadi, le tifoserie e l’incrocio di tutto ciò con la storia e gli accadimenti dell’ultimo secolo nei Paesi interessati alle sue visite. E, soprattutto, non si accontenta di parlare delle grandi della ex Jugoslavia (Stella Rossa, Partizan, Hajduk), di Romania, Bulgaria e Albania,, ma scava nelle vicende dei club “minori”, delle rivalità nate nel corso della seconda metà del ‘900 – in alcuni casi anche prima –, delle peculiarità di piccole realtà che difendono la propria unicità.
Sullo sfondo ci sono gli accadimenti della Storia, quella con la “S” maiuscola, che da quelle parti ha lasciato spaccature enormi, ancora e chissà per quanto non sanate, anzi acuite da esperienze personali, di famiglie, amicizie e conoscenze distrutte da guerre civili, rivoluzioni sanguinose, pulizie etniche. Il calcio diventa, in uno scenario di questo tipo, un ulteriore motivo di difesa della propria “parte”, diversa e opposta all’”altro”, al punto che in alcune cittadine è difficile muoversi senza destare sospetti e rischiare qualche brutta esperienza se si parla bene o male di una squadra, di una tifoseria, se si palesa un’appartenenza o una simpatia per l’una o l’altra faccia di una medaglia, che in fondo è la stessa.
Non di solo calcio però vive e racconta Galleri: e così, unitamente alle visite agli stadi, ai negozi e ai bar delle varie tifoserie, scopriamo la geografia, gli usi e costumi, i monumenti, le bellezze naturalistiche di dieci Paesi (Romania, Bulgaria, Albania: più le sette realtà della frantumata ex Jugoslavia – Macedonia del Nord, Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Kosovo, Bosnia ed Erzegovina), ognuno con le proprie peculiarità e le proprie contraddizioni interne. Che li rendono unici e interessanti. Stadi e squadre di nicchia comprese.