
Erri De Luca Tu, mio
Feltrinelli, 2000, € 5,68
di Simona
Piccolo libro dalle atmosfere soleggiate come una vacanza in un’isola del sud Italia, ma anche con un insinuante senso di inquietudine sotterraneo: entrambi sfumature dell’adolescenza del protagonista. Anche libro dai toni talvolta lirici, ma in piccole frasi: brevi schegge sorprendenti che rallentano per una attimo la lettura ma in modo piacevole, costringendo ad un indugio riflessivo. Un lessico importante, però armonizzato con il racconto e con le sue atmosfere semplici. C’è un ragazzo che sta crescendo, taciturno, magro magro, attento e sensibile, che in questa estate degli anni cinquanta sviluppa un interesse singolare per la guerra conclusa poco più di un decennio prima, mentre gli adulti lo spingono ad accantonare questa fissazione.
“I miei non mi chiedevano più cosa leggevo per non doversi urtare con quella mia intenzione di sapere. Le domande erano cresciute e portavano l’insidia di chiedere conto. Avevano partecipato a una resistenza, avevano aiutato un perseguitato? Non l’avevano fatto. (…) Ero la sola persona cui interessavano quelle storie. Dopo la guerra i vivi avevano indurito il silenzio. Volevano abitare un mondo nuovo. Da noi non c’era più il re. I tedeschi erano solo quel popolo che veniva a passare le ferie sull’isola.”
“Quello che succederà qui non potrà toccarla, raggiungerla. Sarà lontano, dormirà mentre un ragazzo scenderà di notte da una casa per accendere un fuoco. Sarà un fuoco che non la risarcirà. E’ il fuoco di suoi padre. Haiele, tu mi hai voluto così, mi hai dato un altro nome, mi hai suscitato in corpo gesti sconosciuti e un attaccamento a te di sangue. Pensieri, pensieri fermi, piantati in mezzo alla testa…Quando sarai partita risponderò di me con il fuoco. Non è mio, io lo eredito. Eredito il tuo lutto insieme al gesto che un altro padre non fece nel suo tempo. Eredito il suo debito, un fuoco in mano a un figlio.”
Si sta caricando la spinta di rispondere, anche come riscatto alla passività del suo proprio padre, che se ne accorge, mettendolo in guardia: “mi sembra che tu voglia intervenire sul passato per correggerlo. Tu lo critichi con l’intento di cambiarlo, ma non si può. Nemmeno un Dio può più farci niente …Non c’eri, non ne sei responsabile.”
Il guizzo finale è inaspettato e amaro, contribuendo a fare di Tu, mio un libro accattivante, con atmosfere dai bei colori caldi e una trama ambigua solo in superficie. E’ un bel racconto, ma strano: evocativo però lontano, attraversato da una sensibilità molto personale così come da una lingua di difficile adesione che rendono l’opera indiscutibilmente raffinata e, tuttavia, difficilmente largamente condivisibile.