David Joy Quelli che pensavamo di conoscere
Jimenez Edizioni, 2024, traduzione di Gianluca Testani, 359 pagine, 19,00 euro Narrativa Straniera | Romanzo
30/04/2024 di Valerio Corbetta
Dopo aver visto un serpente infilarsi in una crepa del muro della sua abitazione, terrorizzato dalla possibilità di ritrovarselo in giro per casa durante la notte, uno dei personaggi secondari di Quelli che pensavamo di conoscere sceglie di vivere in auto. Fino a quando, con un cappio improvvisato, riesce a catturare il serpente liberandosi dal terrore per tornare a prender possesso della casa.
La storia che ci racconta David Joy forse è tutta qui, racchiusa in questo particolare del racconto, messo lì quasi senza rendersene conto, a rappresentare il significato di un romanzo profondo, più studio psicologico e sociale che noir.
Quelli che pensavamo di conoscere è sì la cronaca di due omicidi che sembrano attorcigliati uno sull’altro, delle indagini difficoltose condotte parallelamente dallo sceriffo Coggins e dalla detective Leah, che portano a una conclusione sconvolgente. Ma è soprattutto il dipinto di uno spaccato d’America, la zona rurale della Carolina del Nord, dove la storia non si è mai totalmente emancipata da un passato volutamente non archiviato, in cui le tradizioni, la famiglia, il possesso della terra e dei privilegi non sono stati cancellati da due secoli di un progresso che qui pare fatichi ad attecchire. Nella tecnologia come nella mentalità.
C’è l’ombra del Ku Klux Klan, che si è evoluto ed è passato (non totalmente) dalle tuniche bianche col cappuccio ai completi di lino con giacca e cravatta; ci sono le radici solidissime di chi in questi posti è nato, cresciuto e crede fermamente nei valori (giusti o sbagliati, a seconda della parte da cui li osservi) tramandati da generazioni; c’è la presa di posizione di una ragazza afro americana, che rientra da Atlanta a sconvolgere la routine della cittadina dove ancora vive la nonna.
E ci sono soprattutto i sentimenti dei personaggi a reggere la storia, ad aprire varchi inattesi, a dare spessore agli accadimenti: Joy li tratteggia con grande maestria e capacità descrittiva e tiene aperte le domande fondamentali che il lettore si pone, durante e dopo la lettura del libro. Conosciamo realmente chi ci sta accanto? Possiamo fidarci di quelli che consideriamo amici? Dobbiamo concedere un minimo di credibilità a chi, viceversa, pensiamo persone inaffidabili? Davvero la storia va sempre raccontata e rievocata, oppure è meglio chiudere i rapporti con un passato pesante per passare finalmente oltre? L'autore solleva la questione e lascia a noi l’ingrato compito di trarre le dovute, incerte, conclusioni.