Willy De Ville Live in the lowlands (dvd)
2006 - Eagle Rock
Ne è la conferma questa serata registrata al Paradiso di Amsterdam durante il tour dell’ultimo “Crow Jane Alley” (2004): tra qualche sbandamento e sfuocatura di troppo, le immagini non sono gestite al meglio, ma “Live in the Lowlands” è comunque quella testimonianza video che mancava nella discografia dell’artista.
Lo spettacolo è quello passato di recente anche in Italia con Willy De Ville supportato da una band d’alta qualità, in cui spiccano la chitarra di Freddy Koella, la fisarmonica e le keyboards di Kenny Margolis e le percussioni di Boris Kinberg. Ne esce un impasto molto meticcio, in cui vengono sapientemente mescolati dosi di rock, di soul, di blues, di tex-mex e di cajun.
La scaletta si apre con uno strumentale eseguito dalla sola band prima che De Ville salga sul palco e cominci a catalizzare l’attenzione del pubblico. Benchè rigorosamente seduto su uno sgabello, Willy offre una presenza magnetica: gli bastano poche mosse e un canto dal forte gusto stagionato per speziare i brani di un romanticismo da borderline.
Pescando tra il materiale degli ultimi dischi che lo hanno riportato ad ottimi livelli, divide il concerto in una parte introduttiva latino-ispanica e in una dai toni smaccatamente più blues che lascia il segno con alcuni pezzi marcati dalla slide. È quindi il turno di un paio di ballatone – è proprio il caso di chiamarle così – come “Crow Jane Alley” e “Slave to love” in cui si possono apprezzare il tasso di soul e il lavoro delle coriste. Poi a partire dal rock’n’roll di “Savoir Faire” la band viene sguinzagliata e comincia il vero spasso: dopo una “Cadillac walk” carica di echi voodoo, De Ville guida la band da una traccia all’altra godendosi qualunque genere di musica sviluppatosi tra gli States e il Messico.
La performance è ottima e De Ville appare a tratti anche sin troppo concentrato: spesso lo abbiamo visto offrirsi al pubblico in modo più smaccato, ma anche qua dà qualche saggio della sua verve quando si porta al collo un sostegno per l’armonica a bocca e dichiara di voler uccidere Bob Dylan ogni volta che si trova costretto a trafficare con lo strumento.
Supportato a dovere dalla band, De Ville è perfetto nel sottolineare il lato più bastardo della sua musica senza che questa smarrisca un briciolo di classe: così “Spanish stroll” e “Hey Joe” sono gli ultimi scatti irrefrenabili prima di un paio di inchini di classe come “Can’t do without it” e “Let it be me”.
Con l’aggiunta di una sezione interviste che fa il punto della carriera dell’artista a partire dai tempi del CBGB’s, “Live in the Lowlands” diventa una portata appetitosa anche per quanti sono completamente a digiuno della musica di questo grande personaggio.