Tim o’reagan<small></small>
• Pop, Cantautore

Tim O’reagan Tim o’reagan

2006 - Lost Highway

20/09/2006 di Christian Verzeletti

#Tim O’reagan #Pop #Cantautore

Nessuno credo si sarebbe aspettato un disco tanto brillante dall’ex-batterista dei Jayhawks.
Non credo nutrissero tanta speranza i fans, delusi dall’andamento della band tra scioglimenti e reunion, nè tantomeno gli addetti ai lavori, che subito avranno pensato al tipico album di un batterista, strumentale, tecnicamente ricercato, ma del tutto marginale.
L’esordio di Tim O’Reagan è invece un signor disco di pop d’autore, di quelli che non ne escono più molti: meglio finora in questo 2006 hanno fatto solo i Mojave 3 e forse i Latebirds. Addirittura più convincente di alcuni dischi degli stessi Jayhawks di cui queste canzoni sembrano l’ideale proseguimento.
Pubblicato dalla Lost Highway, che sarà anche una delle etichette più cool in fatto di country-rock, ma che ha un gran bel fiuto nello scovare artisti capaci di tirare a lucido la buona vecchia canzone americana, questa raccolta sciorina undici perle, capaci di brillare con discrezione tanto nella loro splendida apparenza quanto nel loro valore intriseco.
Insieme ad O’Reagan, che si cimenta un po’ a tutti gli strumenti, compaiono Gary Louris e Mark Olson, ma soprattutto un gruppo di musicisti che contribuiscono con i loro interventi a dei camei da intenditori: con un arsenale che comprende violino, fisarmonica, banjo, steel, chamberlain, armonica e quant’altro, ogni canzone è una vera e propria leccornia in bilico tra gli anni ’60 e ’70. Il pregio del disco stà però nel riuscire a far suonare tutto fresco e immediato: merito delle perfette armonizzazioni e di una scrittura malinconica, ma mai piagnucolosa.
Sin dalla prima traccia quello di Tim O’Reagan sembra essere un gioco condotto in un tardo pomeriggio estivo, in cui l’ultima luce del giorno comincia a stemperarsi nella frescura della sera: splendido l’attacco di “These things”, con una fisarmonica e gli archi ad introdurre uno swing che balugina fino a crescere sul ritornello.
I Jayhawks, i Byrds, i Beatles, soprattutto George Harrison, e Gram Parsons fanno capolino ovunque, come se country e pop si riflettesero l’uno nell’altro senza timori: le prime quattro canzoni sono la prova di una bontà e di un’immediatezza lavorate di fino, un’incanto per i palati più fini ma anche per le orecchie inclini a motivi da fischiettare.
Da aggiungere “That’s the game”, soffiata a pieni polmoni con l’armonica, e uno strumentale, zuccheroso finchè si vuole, ma perfetto nel variare ricamando un piccolo tema melodico. Il resto è ad un gradino sotto, ma sempre ad un livello medio-alto, da fare invidia a molte pop bands.
Non male per un batterista, eh?

Track List

  • These Things|
  • Black & Blue|
  • River Bends|
  • Highway Flowers|
  • Anybody´s Only|
  • That´s The Game|
  • Ivy|
  • Girl/World|
  • Ocaso Rosa|
  • Just Like You|
  • Plaything