Senhal Parapendio
2016 - Dischi Mancini
Un disco che si muove in bilico tra istinti indie-rock, certezze dream-pop, tracce sparse di psichedelia e un pizzico appena di prog, il tutto percorso da un’elettronica gentile, costruita su pezzi in buona parte edificati su melodie delicate e sonorità accattivanti, anche se il tiro ogni tanto non può non alzarsi (è il caso di Fiori, ma non solo). L’attenzione è massima anche per quel che riguarda i testi, evocativi e a tratti poetici se non sorprendenti per la loro profondità (Quanti altri tagli di capelli dovran passar di moda per accorgermi delle rughe che ho nei pensieri?, recitano i Senahl in Bianco, peraltro scelto come singolo).
Poi, a voler cercare il pelo nell’uovo, si potrebbe puntare il dito su di una voce, quella di Donatello Deramo, solo apparentemente fragile ma a tratti un po’ monocorde, che trova il proprio momento liberatorio nell’urlo di Nonluogo, il brano che chiude l’album, quasi uno sfogo finale dopo tante canzoni quasi sussurrate. Per il resto c’è poco da dire, se non che il gruppo pugliese, ancora piuttosto giovane d’età, non potrà che crescere ulteriormente. Di tempo ce n’è, basta andare avanti e sfruttare il potenziale ancora disponibile. E dovrebbe essercene ancora un bel tot nel motore.