Rigotto Uomo bianco
2012 - Controrecords
La title track fa quasi venire alla mente il Caparezza di Vengo dalla luna per il piglio antiretorico nell’affrontare il tema del razzismo. Certo, mentre Michele Salvemini punta anche a far ballare, Rigotto mira, almeno all’inizio, a “condizioni ottimali d’ascolto” ben diverse: “posizione di comfort, gambe possibilmente sollevate da terra, stato di relax naturale o indotto” (gustatevi il libretto). Ed in effetti il suo pop-elettronico stratificato è meno d’impatto immediato, ma destinato ad insinuarsi e martellare le sinapsi.
È successo con intercedere funky racconta il lento scivolare in un mondo di paranoie post 11 settembre e a misura di Ikea; Quasi quasi alterna unrefrain sincopato ad una strofa tra il malinconico e il sarcastico (“pensando quasi quasi voto Lega perché senza una casa, almeno un muro, ti serve a poco averlo sempre duro”).
Facciamo pace mescola elettronica e un attacco quasi reggae con un effetto groove molto anni ’80; English soup invece omaggia e sberleffa il Regno Unito con leggeri richiami psichedelici ed un motivo accattivante. La via lattea inizia a sua volta echeggiando Video killed the radio star dei Buggles, dosando ammiccamenti e riflessione.
Uomo bianco è un calderone ben orchestrato, ma la varietà non porta confusione: un centro di gravità permanente attrae le varie schegge impazzite di vita quotidiana, ed in qualche modo dà loro un ordine, randomico ma pur sempre ordine.