La reunion è una tendenza che negli ultimi anni sta facendo molte vittime: viene vista dai fan come una concessione divina e contrariamente (pragmaticamente?) dai non ´fun´ come l’ennesimo ritorno di un gruppo di musicisti un po’ sfigati e falliti che non hanno trovato un’alternativa valida per far soldi.
Una domanda è lecita e sottilmente polemica: cosa avranno ancora da dire i Pavement nel 2010? Una band che in vita (1989-1999) non ha goduto della gloria e dell’importanza che poi, con la storicizzazione, gli è stata conferita all’interno della storia della musica indie. Oggi godono di un’aura di santità che alcuni ritengono eccessiva. Sopravvalutati o no, gli va riconosciuto il merito di aver dato alla musica lo-fi autorevolezza e credibilità, aprendo la strada ad un nuovo modo di fare musica (e ad altre band preesistenti) senza rinunciare a melodie orecchiabili e ad un approccio ludico e un po’ svogliato.
E dopo più di dieci anni sono tornati. Un tour li porterà in giro per il mondo, due date italiane previste in maggio (24 Roma, 25 Bologna) e un album ´il meglio di´ uscito il 5 marzo. Il tutto emana terribili tanfi di marcio e ha la stessa melodia dei fruscianti verdoni di Paperon De’Paperoni. Soprattutto quando si legge sul comunicato ufficiale che il tour non è da considerarsi un ritorno stabile ed effettivo della band di Stockton. A rendere l’operazione più appetitosa e risonante, un concorso con lauti premi per chi avesse indovinato i 23 brani in scaletta – l’unico indizio era che ´Gold Soundz´, tratta da Croocked Rain, Croocked Rain (1994), avrebbe aperto il disco. Quarantine the past - Best of Pavement non si è rivelato molto imprevedibile: la band per andare sul sicuro ha pescato a piene mani dagli album più apprezzati e osannati da pubblico e critica, quindi da Croocked Rain, Croocked Rain (´Gold Soundz´, ´Cut your hair´, ´Unfair´, ´Haven is a truck´) e Slanted & Enchanted (´In The Mouth A Desert´, ´Two States´, ´Here´, ´Summer Babe (Winter Version)´, ´Shoot The Singer (1 Sick Verse)´. Meno rappresentata è la produzione più matura che è coincisa con un momento meno creativo e innovativo della band, da Terror Twilight (1998) troviamo solo il celebre singolo ´Spit on a stranger´ e da Wowee Zowee (1995) due tracce (´Grounded´ e ´Faith this generation´). L’amabile Brighten the corners (1996) invece si difende bene con ben quattro tracce a rappresentarlo: ´Date w/ IKEA´ ed ´Embassy Row´ e i due brani d’apertura del disco, nonchè celebri singoli, ´Stereo´ e ´Shady Lane/ J vs. S´. Non mancano alcune chicche a rendere un po’ più prezioso questo disco: ´Shoot The Singer (1 Sick Verse)´ ´Frontwards´ uscite nell’EP ´Watery, Domestic´ del 1992; ´Unseen Power Of The Picket Fence´ pubblicata nel 1993 sulla compilation benefica No alternative per i tipi della Red Hot e ricomparsa nel 1994 nel bootleg Stuff Up the Cracks (e anche nel doppio disco pubblicato nel 2004 Croocked Rain, Croocked Rain: L.A.’s Desert Origins); ´Debris Slide´ e ´Box Elder´ e ´Mellow Jazz docent´ (che faceva coppia con Angel Carver Blues, qui cassata) fanno invece parte della primissima produzione dei Pavement, successivamente riunita nell’album Westing (by Musket and Sextant)´ pubblicato nel 1993 per la Drag City.
I Pavement sono stati considerati rappresentanti per eccellenza della slackers generation, ma qui dimostrano che la voglia di rimettersi in gioco non gli manca e che la pigrizia fa parte del loro stile e la voce di Stephen Malkmus ne è l’emblema. Attendiamo le loro prossime mosse e di vederli dal vivo per farci un’idea più precisa, perché con questo disco non dicono nulla di nuovo. Ma, nonostante siano trascorsi dieci anni, i Pavement suonano incredibilmente contemporanei.
