Undici Pezzi Facili<small></small>
Emergenti

Paolo Spaccamonti Undici Pezzi Facili

2009 - Bosco Rec

15/06/2009 di Massimo Sannella

#Paolo Spaccamonti#Emergenti

Una chitarra elettrica, un loop set, marchingegni tecnologici, malinconie nasali di corde di violoncello, distorsori e poetica noiseless sono sufficenti per ingegnare quel sottovuoto messo a zeppa tra immaginazione e irrealtà, ed è un gioco splendido che disegna un paradisiaco inferno dell’interiorità. “Undici pezzi facili”, sarebbe il primo album del musicista chitarrista piemontese Paolo Spaccamonti, se fosse solo un album. Invece trattasi di una spinta interiore verso un altipiano di stati allucinatori emotivi, mistici e minimali dove atmosfere e astrattezze sono preludi di voli sperimentali dai quali non si vorrebbe mai scendere. La grande personalità del disco – interamente strumentale – si intuisce proprio dal saper ammansire l’elettricità e piegarla a piacimento, traendone suoni e tatticismi sempre sui borders del “chi vive”, mai deviati dai condizionamenti che troppo spesso affossano l’udito sul più bello, o, peggio conducono all’omologazione. Questo “Poeta Strumentale”, come l’artista viene definito dai più, non si inerpica su vagabonde sequenze tecniciste del cosa si possa tirare fuori dalla chitarra come “utensile” prettamente da usare, piuttosto come mezzo per raggiungere un quì e un là onirico, profondo, tenero e liquido, ed ascoltare queste tracce solinghe è come fare autostop a un qualcosa da prendere al volo per poi lasciarsi andare alla volontà anarchica di un watt/pensiero. Molte le eternal-land perlustrate durante l’andamento circolare del disco: lo slow-core color pece del Codeine o Low style (Camicia gialla, cravatta nera, Drones, la terza partitura del trittico Fine della Fiera, Lamento), le languidezze easy listening psichedeliche dove un Gilmour e un Cantrell paiono danzare in punta di piedi (Fine della Fiera part 2 e 3, Minus), lo shuffle becchettato ipnotico alla Sly & Family Stone (Spy movie), il fraseggio meditativo mantrico (Soli tutti) o il supremo stato d’ansia -sottolineato magnificamente da grattate di violoncello – che mostra tutte le ecchimosi delle sessions desertiche dei The The e Kyuss cui hanno reciso le centrifugaceità amperiche (Tex). Tracce sorprendentemente disintossicate dalle stantìe propensioni allo strafare di tanti guitar-man che imbracciano chitarre come Browning; finalmente un disco dove si invertono le parti degli attori, dove la poesia viene prima del jack, e solo dopo vive l’unione e l’armonia della mente elettrica/acustica. “Undici pezzi facili” di Paolo Spaccamonti arriva per schiarire le idee tra le matasse di corde e meccaniche, e lo fa senza parole per lasciare senza parole, e chissà se qualcuno queste idee fenomenali riuscirà mai a sentirle ed apprezzarle, in mezzo al gran putiferio demenziale che regna intorno ? Incrociamo le dita e facciamo gli scongiuri, forse qualcuno con il cervello non andato in corto esiste ancora.

Track List

  • Camicia gialla, cravatta nera
  • Drones
  • Vertigo
  • Fine della fiera
  • Fine della fiera pt.ii
  • Fine della fiera pt. iii
  • Tex
  • Minus
  • Spy movie
  • Soli tutti
  • Lamento

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