Onorato Quantum
2017 - Lilium Produzioni
La ritmica tra elettronica e analogico, percussioni, batterie e batterie trattate, è palpito febbrile, oppure pulsare del sangue sotto pelle, spettrale e ipnotico, tra morbidi squarci di chitarre acustiche folk anni ’70 (Il barocco del tuo ventre), passo del perturbante che tesse incantesimi al contempo leggiadri e fatali tra mulinelli di organo. Altre volte ancora i ritmi dispensano sinuosità feline di bassi ‘70s, cadenze funeree che sciolgono cuori e occhi, oppure rintocchi lenti e minimali che tendono l’aria all’ascolto e all’attesa dell’incanto in atto.
Nell’album, che vede tra i musicisti anche Alessandro Grazian (che ha partecipato anche agli arrangiamenti di due pezzi) ed è stato suonato e prodotto con Marco Giuradei, il pianoforte di Meg Russo effonde un canto lucido di eleganza e denso di malinconia, oppure stende pennellate di colori drammatici e poetici (v. la meravigliosa Primavera di Praga, dispensatrice di brividi tra fremiti di organo, hand clapping, chitarre giocattolosamente meste e tocchi d’ascese in violini).
Nel disco si ascoltano melodie diafane, che pure affondano le loro radici nella sehnsucht magmatica della carne; le canzoni suggono la loro linfa anche da vuoti e silenzi musicali presaghi e tesi, da pause liturgiche che preparano nuovi acmi.
Il lirismo di Onorato si conferma allusivo e puro, carne e cielo, materico e sublime, delicatezza mormorata e pathos vorticoso che trascina in abissi e paradisi, torrenziale sete d’infinito che vanamente la vertigine dei sensi tenterà di saziare, mentre glorifica i misteri della carne, deifica ed esplora passione, fecondazione e concepimento, sublima incontri e assenze, la vita e la morte. Tra suoni asciutti e impennate emozionali (v. per esempio la conclusiva Il passaggio), l’artista continua a sperimentare nuove ipostasi di una bellezza terrena e furente. Da ascoltare.