Mirrors The Sky<small></small>
Rock Internazionale • Songwriting • indie-pop, folk, electro

Lyla Foy Mirrors The Sky

2014 - Sub Pop

18/03/2014 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Lyla Foy#Rock Internazionale#Songwriting #Indie-pop #Folk #Electro

Dopo una manciata di brani e un EP sotto il moniker WALL, la songwriter venticinquenne Lyla Foy pubblica con il suo nome di battesimo il suo album d’esordio, pubblicato dalla prestigiosa Sub Pop. Dopo aver conquistato il favore di testate come Pitchfork con la bellezza delicata e la dolcezza sussurrata di pezzi come No Secrets (presente in una versione leggermente modificata in questo disco), Magazine e  Shoestring, title-track dell’omonimo EP, l’artista londinese arriva al debutto con brani più articolati e sfaccettati, in cui la sua voce morbida ed eterea si lancia anche in ritornelli più incisivi o in canzoni più apertamente fascinose e  talora chiaroscurali (v. Someday), muovendosi con rara grazia in pezzi in cui è aumentato l’apporto e la sintonia con la sua band.

Ad affiancare la Foy (voce, tastiere, programming, basso, chitarra) infatti troviamo Oli Deakin (basso, tastiere), Andy Goodall (batteria) e Dan Bell (chitarra, tastiere). Se la linea vocale sinuosa della cadenzata e rarefatta Honeymoon, punteggiata da chitarre elettriche sotterranee e “chirurgiche”, rammenta Tori Amos, Feather Tongue pulsa sicura e accattivante, forte dell’arrangiamento electro, tra bassi e synths.

Tra stagioni del pianeta e del cuore (“Winter is coming to meet me”, Rumour; “When it begins to be spring / I hope we’ll keep no secrets to ourselves”, No Secrets), la voce leggiadra e dolce di Lyla, spesso comparata per le tonalità acute e il fascino sottile a quella di Kate Bush, si muove tra desiderio di libertà, sentimenti di cui poter pronunciare il nome con emozione, silenzi, distacchi, nuove energie che la felicità lascia sbocciare, tempeste e umanità fragile e palpitante.

Le sonorità sono spesso sognanti, ma sono anche sostenute da ritmiche con un equilibrio così misurato e perfetto da suonare quasi “rituali”, tra synths, pc programming e suoni analogici. Warning assume il passo di una ballata ben scandita, vagamente retrò nella ritmica, ma non negli arrangiamenti, che contaminano tenui, solenni fioriture di clarinetto, tappeto di chitarre e bassi in sordina, tocchi discreti e dolceamari  di piano; le sonorità di Only Human si fanno invece liquide, prima di rimarcare il ritmo quasi reggae del pezzo in modo efficace e suadente.

Niente turba mai per fortuna l’incantesimo di eleganza flautata e impalpabile bellezza che si respira nel cantato di Lyla o nei versi ispirati, densi di sfumature intime e immagini ricche di risonanze “interiori”, per quanto la dimensione ideale della Foy ci appaia quella acustica e fatata di canzoni come Rumour. Il folk si addice alla songwriter, per quanto ammantato di suoni più mossi e variegati di quelli tradizionali, in un’attenta calibrazione dei volumi che rende i brani eterei e soavi. 

Track List

  • Honeymoon
  • I Only
  • Impossibile
  • Rumour
  • Easy
  • No Secrets
  • Only Human
  • Feather Tongue
  • Someday
  • Warning

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