Kris Kristofferson Feeling Mortal
2013 - KK Records
Prodotto da Don Was e orientato verso un country-roots dal sapore classico e nostalgico, il disco non presenta sorprese, non lesina conferme, non regala impennate inaspettate, si mantiene sul filo di una poesia trasognata e sincera.
L’inziale Feeling Mortal ricorda vagamente quella Sunday Morning Coming Down ormai classica nel canzoniere dell’autore di Me and Bobby McGhee. Bread for the Body è un valzer country ordinario e senza sorprese. Mama Stewart è una ballata lenta e dolente, a suo modo straziante, forse l’episodio migliore dell’album. Il testo si permette considerazioni quasi melense stemperate dalla melodia: “Everything is beautiful in Mama Stewart’s eyes/Another shining reason to believe”.
You don’t Tell Me What to Do riporta echi di Dylan fin dall’armonica iniziale, per continuare intima e insieme orgogliosa. Lo spirito errabondo, appartato e romantico emerge anche dalla successiva Stairway to the Bottom, dove vocalmente si percepisce lo sforzo e le stonature diventano quasi sublime garanzia di sincerità (cosa che funziona solo con i grandi comunicatori e con le grandi canzoni). Il timbro senile e lirico che apre la scarna, dolcissima Just Suppose può fare la gioia di vecchi e nuovi ammiratori, anche se la canzone non offre nulla di più che una ritmica di spazzole e dei ricami di dobro. Non bastano gli intarsi di fisarmonica e violino a muovere la dimessa Castaway, mentre My Heart was the Last to Know pare uscita dal repertorio di Willie Nelson e riesce a risultare persino un po’ noiosa. La più ariosa Ramblin’ Jack porta maggior vigore, in contrasto con l’interpretazione, sempre un po’ affaticata.
Il finale tronco che vorrebbe forse essere scherzoso non funziona più di tanto. Ma il sapore che lascia l’album, di tabacco, whiskey, castagne arrostite sul fuoco e via pescando nell’immaginario del folk americano, quello vale l’attenzione che si presta al vecchio zio, che dimostra di avere ancora molti assi nella manica, raccolti lungo la strada.