Cimarron manifesto<small></small>
• Folk, Country

Jimmy Lafave Cimarron manifesto

2007 - Red House Records

30/07/2007 di Christian Verzeletti

#Jimmy Lafave #Folk #Country

Anche chi non ha dimestichezza con la scena di Austin e in generale con la roots-music di origine texana, potrebbe facilmente riconoscersi in questo disco di Jimmy LaFave.
“Cimarron Manifesto” riassume infatti i tratti più gentili di un suono comune a parecchi songwriters: un country-rock dagli spazi aperti interpretato in modo romantico, giocando sulle suggestioni della vita on the road e sulle nostalgie di un paesaggio ancora incontaminato.
Sin dai suoi esordi con “Austin skyline” - era il 1992 e quel titolo è ancora simbolo della poetica del suo autore - LaFave ha scelto una via che tra alti e bassi, tra cover e pezzi propri, gli ha permesso di ritagliarsi uno spazio suo, quasi un piccolo idillio personale. Da una parte la sua costanza è stata premiata, ma dall’altra proprio questa gli ha impedito di scalare quel gradino in più che gli permettesse di essere al livello di colleghi come Steve Forbert o Lyle Lovett.
“Cimarron Manifesto” lo conferma ancora una volta buon artigiano roots e ottimo interprete, dotato di voce e di gusto, ma privo di un calibro che conferisca ai suoi dischi un’importanza al di sopra della media: forse perché non riesce a fare meno di piazzare in scaletta l’ennesima cover (di Bob Dylan) o forse perché si adagia troppo volentieri su prevedibili intarsi elettro-acustici, alla fine anche questo album risulta tanto di buona fattura quanto scontato.
Accompagnato soprattutto dalle chitarre di Andrew Hardin, dall’Hammond e piano di Radoslav Lorkovic e dal violino di Carrie Rodriguez, LaFave crea momenti profondi e toccanti come l’iniziale “Car outside”, impreziosita di chitarre tonde, spruzzate d’organo, harmony vocals e belle flessioni. Sulla stessa linea sono un’interpretazione ben scandita di “Catch the wind” di Donovan e una “This land” che suona come il pezzo più importante dell’album grazie ad uno sguardo rivolto allo strato più sofferente dell’amato suolo americano.
Poi però il disco si produce in una manciata di pezzi piuttosto standard, soprattutto quando si tratta di accelerare il passo e di virare verso l’elettrico: “Truth”, “That´s the way it goes”, “Walk a mile in my shoes” e “Dont’ ask me” girano bene, ma non si discostano da passaggi sentiti troppe volte dalle parti di Austin e dintorni. Alla lunga anche le ballate si fanno prevedibili nonostante il buon Jimmy sappia stagliare la sua voce in modo ammirevole in “Lucky man” e nella crepuscolare “Home once again”.
È da segnalare il lavoro sulle armonizzazioni, sulle chitarre acustiche, baritone e anche National Resophonic che mettono in evidenza la mano e lo spirito fino di LaFave. In un disco però che ancora una volta sfuma via all’orizzonte.

Track List

  • Car Outside|
  • Catch The Wind|
  • This Land|
  • Truth|
  • Lucky Man|
  • Hideaway Girl|
  • That´s The Way It Goes|
  • Not Dark Yet|
  • Walk A Mile In My Shoes|
  • Don´t Ask Me|
  • Home Once Again|
  • These Blues

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