Ian Tyson Carnero Vaquero
2015 - Stony Plain Records / IRD
Le dieci tracce del disco contengono cinque inediti, fra cui uno, Wolves No Longer Sing, scritto con Tom Russell, struggente, eppure vivace ballata sui cambiamenti vissuti dal West in questi decenni, e sintetizza efficacemente la cifra compositiva e la ragione dell’intero lavoro: un’elegia lucida e pochissimo lamentosa sui tempi irrimediabilmente perduti, e insieme una celebrazione della musica composta per arrivare al cuore, e non usata per rimpinguare il conto in banca.
Tyson, autore di classici come Four Strong Winds, Someday Soon e Summer Wages, che gli hanno dato notevole popolarità negli anni Sessanta in duo insieme alla moglie di allora, Sylvia, dimostra di aver recuperato quella voce che molti credevano persa per sempre nel 2006, in seguito a un’impressionante serie di malattie e infortuni, e che ora, dopo anni di riabilitazione, splende ancora intensa, anzi, arricchita da un timbro più emozionante, come avviene nella semplice e toccante Chantell.
Il disco si chiude con Cottonwood Canyon, una sorta di testamento umano del poeta cowboy, che canta there ain’t no cellphone towers, but maybe some coyote will give you a call, e insieme eleva un messaggio anti – fracking destinato a toccare molte generazioni. Altre perle sono il traditional Doney Gal e Will James, omaggio all’autore del Québec, oltre a Darcy Farrow, composta cinquant’anni orsono da Steve Gillette eTom Campbell e allora cantata da Ian & Sylvia.
Nessuna sorpresa, quindi; ma un’importante conferma, per gli amanti del genere, e forse una bella scoperta per i giovani affascinati da un mondo, musicale e umano, che sta scomparendo.