Ian Siegal The Picnic Sessions
2015 - Nugene Records / IRD
A meno di un anno dalla pubblicazione del suo Man & guitar, un emozionante live registrato alla Royal Albert Hall di Londra, Siegal fa di nuovo centro, ma The Picnic Sessions è più di un disco: è una raccolta del meglio dello spirito autentico di una jam, che può nascere solo quando l’intesa fra i musicisti è profonda e quando l’atmosfera è corroborata da amicizia, whisky e voglia di dare libera espressione alla propria creatività, senza i limiti imposti da produzioni troppo artificiose.
Fra le dieci canzoni, splendidamente suonate con strumenti acustici (chitarre, mandolino, armonica, banjo), si trovano gioielli di cover, come il capolavoro di Townes Heavenly Houseboat Blues, che si impreziosisce ulteriormente di harmonies struggenti (tutto il lavoro è ricco dei cori degli sparring partners di Siegal, Luther Dickinson, oltre ai già citati Hart e Mathus), oppure le già eseguite Gallo del Cielo o Hard Times (Come Again No More), che perde l’enfasi attribuitale da altre interpretazioni, per acquisire un tono intimo e commovente. Anche i brani di Siegal, alcuni dei quali già scritti precedentemente, ma su cui l’autore interviene, spinto dal genius loci, sono però di tutto rispetto: valgano, su tutti, l’energica Keen and Peachy, oppure Talkin’ overseas pirate blues, uno spoken words, che unisce lo spirito dell’improvvisazione all’autoironia e al gusto di un ritorno, rassicurante e necessario, alle radici di un blues sicuramente non per pochi puristi, ma per chiunque apprezzi l’ineguagliabile valore della musica amata, pensata e suonata dal vivo, in un house concert da assaporare ovunque lo si desideri, immaginandoci seduti su una sedia a dondolo, in un portico dell’America che più amiamo.