Pontchartrain<small></small>
Americana • Rock

Cesare Carugi Pontchartrain

2013 - Roots Music Club / IRD

09/09/2013 di Laura Bianchi

#Cesare Carugi#Americana#Rock


 PONTCHARTRAIN: PER CESARE CARUGI LA SINDROME DEL SECONDO ALBUM NON ESISTE
 

La storia del rock spesso è fatta di leggende metropolitane, di cui si nutre certo giornalismo stereotipato. Un esempio? Quella che gli anglosassoni chiamano the second album syndrome, ossia, l’ansia che può prendere un artista dopo un brillante album di esordio: ce la farà a ripetere l’exploit e ad allargare la sua cerchia di estimatori? Si ripeterà stancamente, nel tentativo di compiacere i suoi fan, oppure perderà tutto, puntando troppo in alto? Una leggenda, appunto, che non interessa proprio Pontchartrain, il secondo album di Cesare Carugi, la cui uscita è prevista per la fine di questo mese.

Quello che colpisce, nel disco in questione, non è solo la maturazione della scrittura del rocker di Cecina, autore, produttore e interprete di tutti i brani, che dimostra quanto abbia ormai assimilato e rielaborato in modo personale la lezione dei grandi maestri d’oltreoceano, e neppure la cura per gli arrangiamenti, efficaci e sempre appropriati, ma nemmeno la partecipazione di fuoriclasse del blues italiano e americano come Paolo Bonfanti,  Leonardo Ceccanti, Francesco Piu, Carlo Lancini, Alessandro Battistini, Marcello Milanese, David Zollo, che impreziosiscono ulteriormente i pezzi con tocchi da veri artisti.

Basterebbero forse questi pregi per fare del disco la più convincente smentita della leggenda di cui sopra; ma Carugi vuole stravincere. E allora inanella una serie di songs (l’inglese è d’obbligo, dato che è la lingua in cui Carugi canta– con un accento perfetto, controllato dal madrelingua nonché leader dei Lowlands Edward Abbiati), che entusiasmano, per la passione con cui sono scritte, l’intensità con cui sono interpretate e l’equilibrio con cui sono confezionate.

Pontchartrain è un viaggio; un viaggio non solo nelle nebbie romantiche dell’omonimo lago della Louisiana, che sembrano permeare, con la loro atmosfera soffusa, ballate intense e nostalgiche, come Drive the crows away o Long nights awake, ma anche nelle luci di una metropoli, con le sue storie di perdenti bellissimi (un esempio è la waitsiana e notturna My drunken Valentine), oppure nelle strade di tutte le periferie del mondo, in cui si perdono e si ritrovano i destini di tanti cuori, come raccontano le storie del protagonista di When the silence breaks through o di Crack in the ground; o ancora, in un arrivederci alla luce di un tramonto, che illumina di suggestioni particolari le note della slide, nel pezzo conclusivo dell’album, We’ll meet again someday (splendido l'arrangiamento di Alessandro Battistini), promessa e insieme ringraziamento per quanti hanno creduto nel progetto Pontchartrain, che Carugi ringrazia, nelle note conclusive del sobrio ed evocativo libretto.

E’ un disco di viaggi, ed è un disco da viaggio; compagno fedele e generoso di sempre nuove ed inedite emozioni, per ascoltatori che non si fermano alla superficialità di certi rocker nostrani, tesi a scimmiottare modelli inarrivabili, ma che cercano opere autentiche, in cui l’umiltà si sposa con la consapevolezza del proprio valore, e in cui il rispetto per il proprio pubblico si avverte in ogni particolare. Carugi ha stravinto, e chi l’ascolterà resterà a Pontchartrain per molto, molto tempo…

 

Track List

  • Troubled Waters
  • Carry The Torch
  • Long Nights Awake
  • Your Memory Shall Drive Me Home
  • Charley Varrick
  • Pontchartrain Shuffle
  • Morning Came Too Early
  • Drive The Crows Away
  • Crack In The Ground
  • My Drunken Valentine
  • When The Silence Breaks Through
  • We`ll Meet Again Someday

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