Magic potion<small></small>
• Rock, Blues

Black Keys Magic potion

2006 - Nonesuch / V2

16/11/2006 di Christian Verzeletti

#Black Keys #Rock #Blues

Qualche sentore che il suono dei Black Keys stava cominciando a tentennare lo avevamo avuto con “Rubber factory”. I dubbi però erano stati spazzati via dal mini-album “Chulahoma”: quello che avevamo preso per un omaggio a Junior Kimbrough e per una dichiarazione d’appartenenza ad un certo tipo di blues era in realtà anche l’estremo saluto alla Fat Possum, etichetta che ha avuto il merito di adottare il duo in un rooster quanto mai consono.
“Magic potion” segna così il passaggio alla Nonesuch, label più ricercata ed aperta, apparentemente poco vicina all’approccio garage di Dan Auerbach e Patrick Carney. L’occasione è comunque buona per ampliare il raggio d’azione e difatti “Magic option” ha trovato dalle nostre parti distribuzione con la V2.
I Black Keys comunque dimostrano di fregarsene di etichette, mantengono immutata la loro attitudine e continuano a suonare senza pensarci due volte: ne esce un disco grezzo e coerente come nelle loro coordinate.
L’unico difetto è purtroppo che canzoni ed arrangiamenti non sono all’altezza dei precedenti, soprattutto delle prime uscite, e segnano un passo indietro, questa volta più evidente, nella discografia della band.
Si comincia bene con una tripletta niente male, ma poi il disco procede in modo piuttosto prevedibile con pezzi che sembrano raschiare il fondo di una formula ormai nota. “Just a little heart” è una versione ridotta di “Heartbreaker” dei Led Zeppelin e “Flame” una ballata già sentita troppe volte.
Sarà che negli anni abbiamo imparato a conoscere a menadito le convulsioni dei Black Keys e che ormai queste non rappresentano più una sorpresa, ma sembra che la coppia stia prendendo la pericolosa strada di far uscire dischi senza particolare sforzo: basta scendere nello scantinato con qualche pezzo e suonarlo come si sa e il gioco è fatto. Il punto è che quello che una volta suonava come uno scorticare il garage per scovarne l’essenza blues ora procede come un rito programmato che si limita a compiere sempre gli stessi gesti in superficie.
I pezzi così finiscono per far venire in mente i Led Zeppelin e molti altri degli anni ’70 insistendo attorno a riff e giri senza particolari idee come succede in “Modern times” e “Goodbye Babylon”.
Certo i Black Keys continuano per la loro strada e mantengono almeno quell’integrità che i White Stripes non hanno mai avuto e che Jon Spencer sembra aver perduto, ma questo non basta a fare di “Magic potion” un disco da consigliare.

Track List

  • Just Got To Be|
  • Your Touch|
  • You´re The One|
  • Just A Little Heart|
  • Give Your Heart Away|
  • Strange Desire|
  • Modern Times|
  • Flame|
  • Goodbye Babylon|
  • Black Door|
  • Elevator