Banda Dei Falsari IL CASO
2004 - ETHNOWORLD
Si può quindi dire che solo ora i Falsari sono riusciti a trovare una loro identità, un marchio che li distingua: sempre falsari restano, come molti oggi dovrebbero ammettere, ma onesti e convinti della verità del proprio lavoro.
Il campo in cui si sono specializzati è un etno-rock, che probabilmente è quanto ci sia oggi di più vicino ad un furto, ad un appropriamento indebito: canzone d’autore, folk, reggae, ska, jazz, funky, musica da camera, accenni di progressive. Non la solita patchanka che le prova tutte, ma un rock contaminato e mirato (pensate ai Caravane De Ville o ai Pantarei): i Falsari infatti si propongono come degli specialisti più che come dei tuttofare che si arrangiano adeguandosi alle situazioni. Ognuno di loro è uno specialista e, dove non riescono ad arrivare, hanno scelto di invitare ospiti di livello, mettendo insieme una squadra di tutto rispetto.
Le voci soprattutto: oltre a quella di Marco Frugoni e di Laura Polimeno, ci sono Andrea Satta, Francesco Di Giacomo e Sonia Commentucci. E poi ovviamente strumenti e arrangiamenti, che combinano la lezione del passato (fisarmonica, bouzouki, organetto) con accorgimenti più al passo coi tempi, necessari per certi “colpi” (accenni dub e rap).
Come succede in questi casi, il covo della Banda è uno, ma gli agganci che hanno permesso di organizzare il tutto sono molti: individuato a Roma il quartier generale, si scoprono poi diramazioni che arrivano fino alla musica turca, klezmer e per esteso di tutto il Mediterraneo. Uno spirito imbastardito e multirazziale, come è quello romano, guida l’operazione partendo sempre dal basso e permette di realizzare progetti ambiziosi: “Il sogno di Icaro”, con la voce di Satta (Tetes de Bois) e di Francesco Di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso), è una ballata che parte con un intro da camera e prende slanci nomadi tra la canzone d’autore e il progressive. Non tutto riesce come dovrebbe, soprattutto nei finali dove la chitarra elettrica tende a chiudere in modo platealmente hard-rock: in fondo questo è pur sempre il primo vero colpo della Banda, ma lo stile e i numeri da professionisti ci sono.