IL CASO<small></small>
Emergenti

Banda Dei Falsari IL CASO

2004 - ETHNOWORLD

11/11/2004 di Christian Verzeletti

#Banda Dei Falsari#Emergenti

Può un gruppo essere emergente dopo più di dieci anni dalla nascita? Può arrivare all’esordio solo dopo esser passato attraverso uno scioglimento, qualche cambio di pelle, di suono e soprattutto dopo numerosi concerti e collaborazioni importanti? Può, anzi deve, perché un tale bagaglio non può che risultare utile e distinguere dai troppi progetti che arrivano a pubblicare in forma e in età ancora acerba. Quello de La Banda dei Falsari è un percorso lungo, che non sempre ha avuto scelta, ma che negli ultimi anni ha colto la possibilità di fare esperienza con artisti del calibro dei Tetes de Bois, Francesco Di Giacomo, Avion Travel, Ugo Gregoretti, Teresa De Sio, Ambrogio Sparagna, Andrea Pandolfo, anche in situazioni importanti come il Festival di Stradarolo e Enzimi.
Si può quindi dire che solo ora i Falsari sono riusciti a trovare una loro identità, un marchio che li distingua: sempre falsari restano, come molti oggi dovrebbero ammettere, ma onesti e convinti della verità del proprio lavoro.
Il campo in cui si sono specializzati è un etno-rock, che probabilmente è quanto ci sia oggi di più vicino ad un furto, ad un appropriamento indebito: canzone d’autore, folk, reggae, ska, jazz, funky, musica da camera, accenni di progressive. Non la solita patchanka che le prova tutte, ma un rock contaminato e mirato (pensate ai Caravane De Ville o ai Pantarei): i Falsari infatti si propongono come degli specialisti più che come dei tuttofare che si arrangiano adeguandosi alle situazioni. Ognuno di loro è uno specialista e, dove non riescono ad arrivare, hanno scelto di invitare ospiti di livello, mettendo insieme una squadra di tutto rispetto.
Le voci soprattutto: oltre a quella di Marco Frugoni e di Laura Polimeno, ci sono Andrea Satta, Francesco Di Giacomo e Sonia Commentucci. E poi ovviamente strumenti e arrangiamenti, che combinano la lezione del passato (fisarmonica, bouzouki, organetto) con accorgimenti più al passo coi tempi, necessari per certi “colpi” (accenni dub e rap).
Come succede in questi casi, il covo della Banda è uno, ma gli agganci che hanno permesso di organizzare il tutto sono molti: individuato a Roma il quartier generale, si scoprono poi diramazioni che arrivano fino alla musica turca, klezmer e per esteso di tutto il Mediterraneo. Uno spirito imbastardito e multirazziale, come è quello romano, guida l’operazione partendo sempre dal basso e permette di realizzare progetti ambiziosi: “Il sogno di Icaro”, con la voce di Satta (Tetes de Bois) e di Francesco Di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso), è una ballata che parte con un intro da camera e prende slanci nomadi tra la canzone d’autore e il progressive. Non tutto riesce come dovrebbe, soprattutto nei finali dove la chitarra elettrica tende a chiudere in modo platealmente hard-rock: in fondo questo è pur sempre il primo vero colpo della Banda, ma lo stile e i numeri da professionisti ci sono.

Track List

  • Lettera dal centro del cuore|Alla renella|A tocchi a tocchi|Quanto basta|Un esploratore alla corte della regina di Spagna|Il dedalo|Il sogno di Icaro|Angeli ribelli|Dall’alto|Stasera Roma|La tela del ragno|Fuga in ebm