Andrea Appino

live report

Andrea Appino La Chiave Nera, Catania

08/05/2011 di Annalisa Pruiti Ciarello

Concerto del 08/05/2011

#Andrea Appino

La formula è quella della seduta psicanalitica, il terapizzato in questione è Andrea Appino, frontman della band pisana The Zen Circus.
Sale su un piccolo podio, si siede su uno sgabello, e munito di chitarra acustica, grancassa e charleston, inizia a raccontarsi.
Come dallo psicologo si mette a nudo, ci dona frammenti della sua vita, confidenze amichevoli e informazioni del tutto personali (codice fiscale e indirizzo compresi).
Apre il live denunciando uno spaccato d’Italia, fatto di Vecchi senza esperienza e di giovani intorpiditi, privati d’ogni capacità di guardare in faccia la realtà (Vent’anni).

Andrea, irrequieto, si volta di continuo, come a voler controllare cosa succede alle sue spalle.
Gli Zen Circus non ci sono, lui è stato inviato in giro per l’Italia a portar la buona novella da cantautore dannato.
Dopo i primi due pezzi, ci allieta con un brano contenuto nell’album Andate tutti affanculo,
We just wanna live, il coro del pubblico sembra d’obbligo.
Dopo qualche istante ci suonerà/canterà il brano Gente di merda.
Sul palco non è solo, una presenza sembra assillarlo: Andrea è accompagnato da Piero, il suo amico immaginario, livornese di nascita e non come lui, d’adozione. Solo quando ci donerà una intima versione, del tutto personale, de Il vino, capiremo che il famigerato Piero è il cantautore Piero Ciampi.
Zittisce il suo amico dopo qualche minuto, e inizia a parlarci dei suoi dubbi infantili legati alla morte; il ricordo di una passeggiata in un cimitero e la vista di molteplici epitaffi: è questa l’introduzione al brano It’s Paradise.
Appino cresce, parla di sogni adolescenziali, se non avesse fatto il cantante avrebbe aperto un locale in centro (Aprirò un bar). Dice che la provincia non è poi tanto diversa dal paese.
Il brano in cui dà “sfogo” del suo essere a metà strada tra genio e sregolatezza è Andate tutti affanculo; continua dicendo: “se avessimo il coraggio di mandare più gente lì, sicuramente noi staremo più larghi”.
Ancora qualche istante e qualche battibecco con Piero e Appino ci emoziona con un inedito, tratto dal disco in cantiere: temi profondi per questo pezzo, grido di un giovane cantautore in un “Italia costretta a subire”.
Le confidenze continuano, e sono molto personali: c’è una nuova presenza sul palco, alla sua destra, la nonna defunta. Donna libera in un paese ancora schiavo dei pregiudizi.
Appino cita De Andrè, colui che cantò di Via del Campo, quartiere a luci rosse della Genova del dopoguerra; per par condicio cita Via Prè, la via parallela, di medesima inclinazione. La via in cui la nonna dell’eclettico cantautore, si prostituiva per “campare” i figli, tra cui la stessa madre. Il destino volle che il padre lasciasse la madre, per fuggire con una prostituta nigeriana.
Solo adesso il brano Figlio di Puttana ha un altro senso, un altro sapore. Il racconto ci ha scosso e ha scosso lo stesso Appino. Il live si conclude con una versione voce e chitarra de L’egoista.

Non so quanta voglia abbia Andrea di guarire, l’unica certezza è che la terapia sia servita a Noi, Pubblico, affascinato e sorpreso da tanto talento e tanta carica.
Abbiamo assistito ad uno spettacolo, che aveva il sapore di una seduta di “terapia di gruppo”,
adesso non ci resta che attendere l’uscita del nuovo album Nati per subire, nei negozi di dischi da novembre.

Scaletta:

Vecchi senza esperienza
Vent’anni
We just wanna live
Gente di merda
Il vino
It’s paradise
Aprirò un bar
Andate tutti affanculo
Fino a spaccarti due o tre denti
(inedito nuovo album)
Figlio di puttana
L’egoista