Peppe Voltarelli Il caciocavallo di bronzo
Stampa Alternativa 2014 Narrativa Italiana | Romanzo
30/09/2014 di Laura Bianchi
Peppe Voltarelli, quarantacinquenne cosentino di nascita, ma cittadino del mondo, cantautore, attore, affabulatore, autore di colonne sonore, intrattenitore e ambasciatore della buona musica all’estero, sicuramente profeta non in patria (anche se di lui si sono accorti in molti, compresi quelli del Club Tenco, che gli hanno attribuito la Targa come migliore opera in dialetto nel 2010), è riuscito in un’impresa non da poco: un “romanzo cantato e suonato”, Il caciocavallo di bronzo, sua opera prima, incisiva e disincantata narrazione di un’epopea, quella della “calabresità nel mondo”, raccontata in prima persona, attraverso il percorso, umano prima che artistico, di un ragazzo che si innamora della musica, e fugge con lei da un Sud rappresentato con tratti impietosi, eppure dolenti.
Ne emerge un ritratto lontanissimo dai quadretti oleografici degli “italiani veri”, che lasciano la propria patria per fare fortuna altrove, ma portano sempre nel cuore la bellezza e i valori della loro terra, e il lettore si trova di fronte a uno spartito sospeso fra il blues e il punk, nella veste grafica e nei contenuti, in cui brani di testi di canzoni (dello stesso Voltarelli, ma anche dei padri putativi del suo percorso, da Profazio a Ferré, passando, però, per Nicola di Bari o Toni Santagata) si alternano a racconti a volte stralunati, altre dolorosamente realistici, il tutto inquadrato da una scrittura immediata e colta insieme, in miracoloso e sorprendente equilibrio.
Chi segue Voltarelli nei suoi monologhi durante i live, oppure nelle riflessioni del suo blog (http://www.peppevoltarelli.net/story.html ), ritroverà fra le pagine del libro la vena caustica e poetica che lo anima dai tempi in cui era il frontman del collettivo Il parto delle nuvole pesanti; paesaggi desolati di una periferia dell’Italia senza speranze, fra fiumare e scuole abbandonate anche dagli studenti, mamme calabresi “piantate a terra”, incontri fra compaesani, in terre straniere che sembrano chiudersi al loro passaggio, cresime matrimoni battesimi in cui si mangia costantemente, e, improvvisa, l’idea di erigere un monumento al caciocavallo…
Una storia sospesa fra Calabria, Bologna, Germania e Argentina, in cui il lettore potrà perdersi e ritrovare, fra le righe, l’umanità perduta che Voltarelli da sempre cerca di rappresentare e, a suo modo, fare ricordare, prima che la postmodernità la inghiotta per sempre.