Patty Jenkins

Drammatico

Patty Jenkins MONSTER


2004 » RECENSIONE | Drammatico
Con Charlize Theron, Christina Ricci, Bruce Dern

di Calogero Messina
Prima ancora che il film “Monster” arrivasse nelle nostre sale già sapevamo che era la prima pellicola su una serial killer donna (Aileen Wuornos condannata a morte per aver commesso sette omicidi) e che la bella Charlize Theron (imbruttita ad arte) grazie a questo ruolo ha vinto il Premio Oscar come Miglior Attrice Protagonista e quant’altro in lizza ci potesse essere quest’anno (dal Golden Globe allo Screen Actor Guild passando per l’Orso d’Oro di Berlino). Campagna mediatica sufficiente per attirare l’attenzione di un pubblico internazionale che invece sorprendentemente trova molti più motivi d’interesse e coinvolgimento nella pellicola della debuttante Patty Jenkins che non nel “classico” ritratto cinematografico di una serial killer ed in un’interpretazione esageratamente sopra le righe ma che da sempre manda in visibilio i membri dell’Academy Awards! Non che non vada sottolineato (e premiato) l’impegno onesto e “totale” con cui Charlize Theron ha indossato i panni logori e sporchi della derelitta Aileen (ragazza come tante il cui enorme bisogno di essere amata da una società che invece la respinge la trasforma in una spietata killer) ma con altrettanta attenzione va segnalata la sempre convincente Christina Ricci nel ruolo di Selby, la ragazza ambigua e fedele allo stesso tempo di Aileen, che se di certo non di pari “clamore” mediatico risulta superiore per intensità ed istrionica abilità nel trattenere e padroneggiare toni e sfumature così stupendoci nel vedere il suo nome assente dal “Palmares” dei premiati di questa stagione cinematografica. Così come la regista Patty Jenkins, evitando abilmente di calcare troppo la mano sull’aspetto cronachistico e documentaristico delle vicende di questa serial killer come anche di mettere l’accento sulla sessualità e motivazioni sociali, etiche e morali di un siffatto comportamento, tratteggia una cruda storia d’amore che se a tratti lenta e ricattatoria (la lacrimuccia sta sempre in agguato) onestamente ci racconta di un’umanità sola e disperata e che spesso proprio nell’eccessivo, naturale, assurdo e folle gesto di preservare la propria esistenza trova la morte e redenzione di una vita oramai ridotta a brandelli.