Clint Eastwood

drammatico

Clint Eastwood INVICTUS


2009 » RECENSIONE | drammatico
Con Matt Damon, Morgan Freeman, Tony Kgoroge, Patrick Mofokeng, Matt Stern, Julian Lewis Jones

di Paolo Massa
Dopo 27 anni trascorsi in carcere per essersi battuto contro la segregazione razziale in Sud Africa, Nelson Mandela viene liberato ed eletto presidente, in attesa che nel 1995 il Paese ospiti la coppa del mondo di rugby. Parte da qui “Invictus – L’invincibile”, l’ultimo film diretto da Clint Eastwood. La squadra verde-oro degli Springboks, capitanata da Francois Pienaar (un bravo Matt Damon), è qualificata d’ufficio al mondiale ma le vittorie scarseggiano. Mandela (interpretato da un magnifico Morgan Freeman) capisce ben presto che lo sport potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella pacificazione degli animi sudafricani, ancora divisi tra bianchi e neri nonostante l’abolizione dell’apartheid. L’idea vincente di Eastwood, che fa di “Invictus” un altro mirabile tassello della sua filmografia, sta tutta nell’accurata descrizione delle passioni che spingono i personaggi ad agire per il bene di una nazione alla ricerca di se stessa. Basti pensare a Mandela che decide di accettare nella scorta anche uomini bianchi, costringendo le sue fedeli guardie del corpo a vivere sulla propria pelle la ventata di cambiamento che rivoluzionerà i rapporti sociali nel nuovo Sud Africa. Nella prima parte della pellicola Clint Eastwood tratteggia bene gli sforzi profusi da Mandela - il primo presidente nero della travagliata storia sudafricana – per convincere il suo popolo a non coltivare sentimenti di vendetta, attraverso per esempio l’abolizione del nome e della divisa degli Springboks. «Il passato è passato, guardiamo al futuro», è il motto di Madiba, così soprannominato dai suoi sostenitori, ribadendo con forza ogni volta che lo avvertono dei rischi che sta correndo: «La nazione arcobaleno inizia qui, la riconciliazione inizia qui, il perdono inizia qui». Perché un leader che non osa essere impopolare quando è giusto esserlo, non merita di fare il leader. Una grande lezione di democrazia, questa di Clint Eastwood, che – traendo spunto dal libro di John Carlin “Ama il tuo nemico” – realizza un film poliedrico, ricco di sfumature pubbliche (il destino di una nazione e di un popolo) e private (la forza dell’uomo di fronte alle sfide impossibili), riuscendo nel finale a rendere – però con un pizzico di retorica di troppo – la gioia dei sudafricani (bianchi e neri, giovani e adulti) per l’inattesa vittoria della loro nazionale contro gli All Blacks neozelandesi. Curata nei minimi particolari anche la violenta e appassionata lotta tipica delle partite di rugby, uno sport dove non sempre è possibile giocare al 100%. Un po’ come la vita, quando ognuno - pur essendo padrone del proprio destino e capitano della propria anima – deve comunque far fronte agli ostacoli più imprevisti. Basta non arretrare ed essere disposti a rinascere come fecero gli Springboks. «Siamo più di un squadra di rugby – dice il capitano Pienaar ai suoi compagni -, perché i tempi cambiano e anche noi dobbiamo cambiare».

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